Nel 2005, durante il tour acustico seguito alla pubblicazione di Devils and Dust, Bruce chiudeva i suoi spettacoli con una cover di Dream Baby Dream dei Suicide cantata suonando un organo a pompa con la voce carica di effetti e il ritornello che si ripeteva come un mantra.
Non era il tour del sudore e del rock and roll, però ad un certo punto verso la fine, succedeva che ci si alzava tutti e si correva verso il palco. Io però, nelle 3 date che vidi, non feci mai il cosiddetto stage rush, perché primo sono lento, secondo non mi interessava granché ammassarmi sotto il palco e terzo perché sono lento.
A Roma durante questa canzone iniziai a girare intorno al palazzetto, ero nel parterre, per vedere la gente; era fantastico, perché vedevi tutti fissi, concentrati su di lui, con dentro agli occhi la felicità di averlo visto dal vivo.
Oggi il video del giorno è ovviamente la nuova versione di Dream Baby Dream, che Bruce ha deciso di usare come colonna sonora per un filmato di ringraziamenti ai noi fans. Un video clamoroso, accompagnato da una lettera commovente, dove Bruce si dimostra non solo artisticamente ma anche umanamente sempre più una mosca bianca nel mondo del rock e dove conferma la mia teoria che, sebbene io abbia divorato i testi delle sue canzoni e continui a farlo, la sua prosa rischia di essere migliore dei suoi testi, come aveva già dimostrato nella sconvolgente elegia funebre per Clarence Clemons.
E da oggi ho una risposta definitiva alla domanda di cui sopra.
Ho gli occhi di quei ragazzi, di quelle donne, di quegli uomini che sono stati ripresi mentre assistevano ad uno show dell’ultimo tour. Ho la passione di chi mentre lo guarda e lo ascolta vede e sente la sua vita dentro a quelle note, a quelle strofe, a quei musicisti. Perché lì dentro c’è anche la mia di vita, c’è anche la mia, di passione, c’è il coinvolgimento che solo lui è riuscito a provocarmi, c’è la gioia, la catarsi, c’è tutto un cazzo di mondo che puntualmente mi si ribalta dentro ogni volta che assisto ad un suo show.
Se ci fate caso, nessuno o quasi dei protagonisti del video guarda in camera, nessuno cerca il maxischermo, tutti gli sguardi sono esclusivamente su quello che sta succedendo sul palco, perché stasera, non importa quale sera, non importa quante sere, ma stasera quello che succede lassù è semplicemente qualcosa che ci serve, ci aiuta ci dà fottutamente forza per uscire dallo stadio e vivere, perché la sua musica fa questo e vaffanculo se stasera ha fatto tutto Born in the USA e non il CD 1 di Tracks, che mi frega, stasera sono saliti su quel palco e hanno inscenato e rappresentato la grande storia della E Street Band, il gruppo che più di ogni altro ha le chiavi non solo del mio cuore, ma della mia fantasia, della mia volontà, di molto, forse troppo, del mio essere l’uomo che sono e soprattutto l’uomo che voglio diventare.
Quegli sguardi sono il motivo per cui nessun presunto disco brutto mi terrà lontano, quando potrò, da quel palco e da quella band. Perché sono il mio sguardo, sono la mia benzina. Perché la gente ripresa in questi 5 minuti è serena, felice, magari sconvolta da una certa canzone, ma soprattutto è VIVA.
E se al rock and roll chiediamo qualcosa di più di questo, perché sentirci vivi non pensiamo sia abbastanza, allora non ci abbiamo mai, ma mai capito un cazzo.
Io, nel dubbio, continuo a sognare.