Nella storia del rock ci sono alcuni momenti che diventano leggendari. C’è Elvis che partecipa al “The Ed Sullivan Show” nel 1956. Ci sono i Beatles che arrivano all’aeroporto Kennedy nel 1964. C’è poi il 27 Ottobre 1975 – un lunedì di 40 anni fa – quando Bruce Springsteen appare contemporaneamente sulla copertina di entrambi le riviste più prestigiose e lette della nazione: Time e Newsweek. Un incredibile ed inaspettato lancio promozionale anche per i membri della E Street Band.
“Non ci sono superlativi per descrivere il nostro stupore” ricorda il batterista Max Weinberg, che si era unito al gruppo solo un anno prima. “Eravamo ragazzi e non era un segreto che i primi due album non erano stati dei successi di vendita. Vedere quelle copertine è stato molto emozionante”.
“Le copertine con Bruce erano uniche” ricorda Robert Santelli. direttore del Grammy Museum. “C’erano stati altri personaggi della cultura popolare sulla copertina di Time e Newsweek, ma quanti nello stesso momento?”.
Time e Newsweek erano in aperta concorrenza per conquistare lettori, e nessuna delle due riviste voleva mancare l’occasione di seguire Springsteen. “Born to Run” era stato pubblicato da pochi mesi e la Columbia voleva sfruttare i buoni risultati di vendita. Nelle prime settimane di ottobre l’album raggiunse il terzo posto nelle classifiche di Billboard.
Decidere di mettere questo relativamente sconosciuto personaggio sulla copertina poteva essere rischioso per entrambe. Chi conosceva Bruce Springsteen in quel momento? Gli appassionati di rock sono un’altra cosa rispetto ai lettori dei magazine, la classe media americana.
Secondo Peter Ames Carlin, autore della biografia “Bruce”, non fu una coincidenza fortuita. Jay Cocks aveva scoperto da tempo che Maureen Orth di Newsweek stava per pubblicare un articolo non positivo su Springsteen e convinse il suo editore a non lasciare questo vantaggio al loro principale concorrente.
In quegli anni Springsteen era il beniamino di una ristretta cerchia di giornalisti, soprattutto musicali, nonostante le vendite poco brillanti dei suoi primi due album, “Greetings From Asbury Park” e “The Wild, the Innocent & the E Street Shuffle”. Tutti ricordano la storica frase“Ho visto il futuro del rock’n’roll e il suo nome è Bruce Springsteen” con cui l’allora critico musicale Jon Landau lo santificò.
Quelle copertine furono motivo d’orgoglio per tutti i fans della prima ora, soprattutto nel New Jersey. Quelli che seguivano Bruce nei piccoli club fin dalla fine degli anni ’60, assistendo alle sue performance come se fosse un novello profeta, ora potevano vantarsene.
“C’era un tremendo senso di appartenenza” ricorda Eileen Chapman, ora direttrice della Bruce Springsteen Special Collection presso la Monmouth University a West Long Branch. “I fans e gli amici di Bruce giravano mostrandosi reciprocamente le copertine delle riviste. Tutti erano molto orgogliosi di dove fosse arrivato”.
Entrambe le riviste si avvalsero di interviste concesse da Springsteen ma, sebbene presentino dettagli simili sul suo background e la sua carriera fino a quel momento, i due articoli divergono per i toni con cui viene presentato l’artista.
Jay Cocks, grande fan di Springsteen, scrive per Time un pezzo intitolato “Rock’s New Sensation“, in cui elogia la nuova stella della rock e la presenta sotto la miglior luce possibile. Sottolinea come il suo approccio musicale sia emotivamente primordiale e le sue performance dal vivo siano un misto di energia, malinconia, ebrezza e anarchia punk che lo rendono la voce di un intera generazione.
Al contrario “Making of a Rock Star“, titolo scelto da Newsweek, pone l’accento non già sulle doti artistiche di Springsteen ma cinicamente adombra il sospetto che la sua ascesa sia frutto di una sapiente campagna di marketing messa in atto dalla Columbia Records per il lancio di “Born to Run”.
Nel libro di Carlin, Maureen Orth difende la sua storia. La sua intenzione era solo quella di scrivere un ritratto il più fedele possibile.“Sentivo come se avessi bisogno di raccontare quella storia. Il ritratto è equilibrato, certamente non ossequioso. Stavo scoprendo cose che mi hanno fatto pensare che questo ragazzo fosse attorniato da un branco di squali. Un ragazzo innocente, timido e forse non del tutto consapevole. Chi pensava a Bruce? “.
Anche se Springsteen era consenziente, non era del tutto felice di questa pubblicità. Era preoccupato per la pressione che una notorietà così vasta poteva comportare. I beneficiari di tutta questa pressione furono i fans. Nel tour di “Born to Run” Springsteen saliva sul palco come se avesse qualcosa da dimostrare e le esibizione risultanti sono tra le migliori di sempre.
Ma anche Bruce riconobbe l’impatto positivo di queste due copertine sulla sua carriera. Nel concerto del 4 aprile 1976 presso la Michigan State University, durante l’esecuzione di ‘Rosalita (Come Out Tonight)’ cambiò un verso: “Digli ora che è la sua ultima possibilità, Rosie / Digli che non sono un mostro / Perché ho ottenuto la mia immagine / Sulla copertina di Time e Newsweek!”.
Tuttavia il commento finale è venuto forse dal critico più difficile da accontentare, il padre Douglas Frederick Springsteen: “Meglio tu che un’altra immagine del presidente Nixon” .