di Armando Chiechi.
Di che scrivo mi domando, considerando che non ho sensazioni da concerto da riportare e me ne sono stato rinchiuso in casa al riparo, tra un libro di Tarantino da leggere, qualche vecchio vinile da riascoltare e un buon film da recuperare?
Eppure la curiosità è una spina che si insinua lentamente nella tua testa ed è difficile rimanere insensibili verso chi un tempo lontano, era motivo di accese discussioni con tuo fratello in casa dei genitori e in tempi più vicini, la spia rossa di una passione difficile da spiegare e che andava alimentata come un’auto che necessitava di un pieno di gasolio.
Quanti anni son passati da quelle riviste in bianco e nero e da quei bootlegs che costavano un occhio della testa, quanti anni da quando quel piccolo grande culto improvvisamente diventato nuova luce e a disposizione di molti, quanti anni dal timore di non ritrovarmi più nella sua musica e quanti anni da quella riunione partita dalla Spagna e la immensa felicità di ritrovare quel pirata di Boston e quella faccia da consigliori della malavita italoamericana, uscita da un serial che riportava antiche vibrazioni di un cinema perso tra i ricordi di Coppola e De Palma?
Poi accendo la TV e cerco le notizie del giorno dopo, sono sempre qui mi dico, ma mi chiedo pure perché Bruce, perché non una parola su quanto accaduto a pochi kilometri da quel palco? Cosa è cambiato a parte l’età ed un fisico che per forza di cose non può più essere quello di pochi anni fa? Poi ascolto un podcast su Spotify e le perplessità di un appassionato mi prendono al cuore e non posso fare a meno di non pensarci ancora.
Certo non tutto si è fermato è vero e fermare un evento di tale portata non è come rimuovere un’auto in divieto di sosta ma avrei desiderato una parola come hai fatto in altre occasioni e da te non me lo sarei certo aspettato. E allora mi chiedo ancora cosa è rimasto di quell’ uomo che quel giorno cantò Woody Guthrie e suonò circondato dal buio di uomini soli lungo i binari?
Sono io che non ho capito nulla e sono un inguaribile romantico e da un po’ disilluso sognatore o il messaggio dietro quello che hai cantato è un non arrendersi mai e andare avanti fin quando le forze ce lo consentono?
Mi piacerebbe saperlo, perché se l’arte è una cosa e il cantante un’altra, l’artista una cosa e l’uomo un’altra, vuol dire che quel discorso forse si è interrotto in quel parco. Ma eri proprio tu a dire che il giorno che non troverò più negli occhi del mio pubblico il mio volto, smetterò. E allora caro Bruce, dimmi chi sei ora o se nulla nel tuo cuore è cambiato. Solo questo, perché è come un tarlo che mi scava dentro.