di Dario Greco.
“Giuro che guiderò tutta la notte solo per comperarti un paio di scarpe e assaporare il tuo dolce fascino. E voglio solo dormire stanotte ancora tra le tue braccia.”
Ci sono canzoni dotate di un fascino primordiale, essenziale, capaci di conquistarti al primo ascolto. Questi brani nel tempo spesso vengono sostituiti da altri, con il medesimo effetto. Drive All Night appartiene invece a una categoria diversa. E’ un pezzo intimo, che ti coinvolge e ti stravolge lentamente, attraverso il processo degli ascolti ripetuti.
Del resto si trova posizionata come penultima traccia di un doppio album come The River, che contiene ben venti brani. Prima di arrivare qui, facendo un ascolto regolare abbiamo già ascoltato diversi brani lenti (ballate se preferite il termine) come Independence Day, I Wanna Marry You, The River, Point Blank, Fade Away e Stolen Car.
Essere preceduta da ben sei canzoni introspettive potrebbe essere un limite, un punto di penalità, che tuttavia non scalfisce per nulla il fascino primordiale di Drive All Night. Mettetevi comodi e lasciatevi trasportare da questo ritmo, perché si tratta di una sequenza ritmica che simula la frequenza cardiaca, di un cuore che sta soffrendo, che si strugge. Il miglior ascolto di questo brano è sicuramente quello notturno, non perché il pianoforte suonato da Springsteen stesso citi Chopin, come avrebbe fatto un David Sancious, ma perché in effetti, il tema è quello: vagare nella notte, con un’anima ferita, lacerata. Guidare in una zona poco trafficata aiuterebbe, ma in alternativa ogni statale può fare al caso nostro.
Gli strumenti entrano lentamente, ma si fanno sentire davvero tutti, come la chitarra, l’organo e ancora una volta il sax di Clarence Clemons che si ritaglia il solito ruolo romantico e lirico. Eppure se c’è qualcosa di magico e speciale in questa lunga canzone che si protrae per oltre otto minuti è da rintracciare nella voce espressiva e calda di Springsteen.
Qui infatti il suo fraseggio ricorda davvero molto i maestri Otis Redding e Van Morrison. In particolare lo stile del nordirlandese sembra essere il calco e il modello di riferimento. Del resto le ballate di Van Morrison sono passate alla storia della musica, per pathos, intensità e capacità di mettere in connessione ogni appassionato di buona musica che si rispetti.
Drive All Night è come un balsamo, una canzone capace di rimetterci in contatto con il nostro Io, di farci trovare la strada, seppur dolorosa, verso la guarigione. Non è un pezzo per tutte le stagione, forse, ma se dopo un paio di ascolti vi avrà conquistati, quando arriverete come me a oltre 300 ascolti, sarete del tutto inermi e conquistati dal soul possente, dallo spleen infinito di questo lamento per amanti feriti, forse perduti. Poche canzoni sanno tirare fuori sensazioni e atmosfere come Drive All Night, non solo nel canzoniere springsteeniano, ma per tutto quello che riguarda la canzone d’autore americana di quel periodo.