di Armando Chiechi.
Leggo distrattamente di una sua uscita su alcune pagine ma in realtà la mia mente è altrove e presa dalle quotidiane incombenze. Poi mentre mi verso un caffè nella tazzina di ceramica all’ora di cena, pensando che ci sono più di 57 canali e niente da vedere, ripenso a quella notizia e al fatto che “Western Stars” il film non l’ho mai visto benchè abbia apprezzato il disco in studio e abbia superato brillantemente gli ascolti come da tempo non accadeva con un suo disco.
Quando torno a casa dopo la sua uscita e con il dvd in questione tra le mani, non mi viene nemmeno in mente il pensiero sfioratomi solo stamane, di quando ce ne tornavamo felici a casa con l’oggetto del desiderio, ma anche noi siamo invecchiati e se magari non abbiamo le cicatrici dello stuntman di “Drive Fast” sicuramente i nostri cuori non fanno più il salto in lungo come un tempo.
Quando poi il cielo immenso si apre sul paesaggio brullo e i cavalli corrono lungo le piante di mesquite penso ad altri film e chissà perchè mi viene in mente un certo Sam Shepard.
Anche li storie di cavalli selvaggi e cronache di motel persi nella nowhereland americana, solo che c’è una notevole differenza tra chi ha scritto “Motel Chronicles” e “Moonlight Motel”.
Il primo avrebbe mandato tutto al diavolo prendendosi una sbronza colossale e mandando a quel paese mezza Hollywood, il secondo invece, trovato un modo per rimettere in sesto la sua anima e la chiave per riprendere il bandolo della matassa.
Ad unirli invece l’eterna lotta tra l’individualismo e la ricerca della comunità e delle radici o forse no, perché Shepard la comunità l’ha vista sempre a distanza con una certa diffidenza. E forse qui sta la chiave per capire perché “Western Stars” nonostante il bagaglio pesante che si porta dietro si concede un’altra possibilità che altrove non sarebbe nemmeno stata presa in esame.
Lo dice bene Bruce, il viaggio fisico diventa metafora dell’andare avanti, nonostante a volte sembri più un semplice spostamento, eppure nonostante tutto ci fa capire di aver sempre voluto cercare un punto dove arrivare e piantare la tenda e trovare quella casa chiamata amore.
Shepard no… avrebbe girato in lungo ed in largo, sarebbe stato uno o due giorni li e poi sarebbe tornato ai suoi cavalli selvaggi e ai suoi drink in cerca del fantasma di suo padre, due ombre ingombranti nella vita di due uomini apparentemente simili eppur diversi. Eh si… due fratelli che mai si sono conosciuti, uno il viandante sempre in giro e pronto ad abbandonare un posto per cercarne un’altro ancora lungo la strada e l’altro in attesa del suo amore in arrivo su quel treno per Tucson.
Due storie sotto l’immenso cielo d’America.