Come il fantasma uccise Sanremo

di Anna Pescosolido.

Anno 1996, febbraio, in Italia mese consacrato al festival di Sanremo. Io mi rifiuto di guardare questa pacchianata italiana dalla tragica notte del 1967 in cui un altro mio mito giovanile sparì dalla mia vita. Mi rifiuto anche di informarmi su tutte le notizie dell’evento che riempiono in quel periodo giornali, radio e TV (allora non si chiamavano ancora “mass media”). Però in qualche modo, tanto è invasivo il battage pubblicitario, che alle mie orecchie arriva la notizia che ci sarà Bruce Springsteen.

Ma non è questo che buca il mio cervello, ma paradossalmente il titolo della canzone che canterà. Il mio interesse ed è tutto per “The ghost of Tom Joad”. E’ lui che aspetto con ansia, perché è lui il mio primo eroe, il mio primo mito, quello che ho imparato a conoscere appena a dieci anni, quando mi è capitato tra le mani il più bel libro che abbia mai letto. Quel “Furore” confuso tra i pochi libri, in gran parte del funesto ventennio e tutti rispecchianti quell’ideologia, che mia madre aveva avuto in regalo da un’amica d’infanzia. 

E infatti la mia emozione è grande fin dalle prime note, lo stridore dell’armonica mi graffia il cuore, le parole che riesco ad afferrare e tradurre mi graffiano le orecchie.

Molti anni dopo ho scoperto che Springsteen pretese di mandare in sovrimpressione la traduzione. Questo dettaglio non lo conoscevo affatto e comunque adesso ha poca importanza, adesso grazie ad Internet si possono conoscere i testi di tutte le canzoni del mondo.

Non ricordo affatto la figura di Bruce, com’era vestito, come era pettinato, ricordo solo l’emozione di quella voce intensa, e ricordo lo stupore di una bambina che cercava disperatamente altre pagine forse strappate da quel polveroso libro, perché no, non poteva essere la fine quella straziante scena della ragazza che ha perso il suo bambino e nutre con il suo latte ormai inutile il povero vagabondo affamato. E quella voce conteneva tutta la disperazione di quella scena.

E quando Bruce se ne andò… spensi la TV. Sanremo non aveva più ragione di esistere.

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