Da New York all’Isola di Wight

RIFLESSIONI ED EMOZIONI DI MUSICA E DI VIAGGIO SUL WRECKING BALL TOUR
di Anna Tammi.

Dal Madison Square Garden a Gran Canaria, da Barcellona attraverso l’Italia e fino all’Isola di Wight, il tour 2012 di Bruce Springsteen e le canzoni del nuovo album trattano la crisi economica mondiale ed i suoi effetti devastanti sul sogno americano, un argomento di bruciante attualità.

Nel corso degli anni Springsteen, con ammirevole onestà intellettuale, ha continuato a portare avanti il discorso sulla difficoltà dei più deboli a vivere un’esistenza dignitosa, pur nella continua lotta contro le avversità quotidiane.

Più di trenta anni fa scriveva: “Wèd better start Savin’ Up For The Things that money can’t buy – Dovremmo cominciare a risparmiare per le cose che il denaro non può comprare”, come gli affetti e i sentimenti. Oggi che molte illusioni e speranze di futuro, di lavoro e di prosperità sono state bruciate, ripete: “We Take Care Of Our Own – Dobbiamo prenderci cura di noi stessi”.

E ancora, in Jack Of All Trades: “A hurricane blows, brings a hard rain. When the blue sky breaks, feels like the world’s gonna change. Wèll start caring for each other like Jesus said that we might – Arriva l’ uragano, porta una forte pioggia. Quando l’ azzurro torna a squarciare il cielo, sembra che tutto il mondo subisca un cambiamento e ricominciamo a prenderci cura gli uni degli altri come negli insegnamenti di Cristo”. Si può trovare confortante continuità ed estrema coerenza nelle parole di Springsteen trenta anni fa come oggi, in quest’ultimo lavoro. Riesce sempre a dar voce ai nostri pensieri, ad interpretare ed esprimere il comune sentire con lirismo, umanità ed efficacia.

La grande energia, la forza e l’impegno continuo profusi da Bruce Springsteen e la sua E Street Band in versione ampliata e arricchita con aggiunta di fiati, percussioni e cori, esplodono sin dalle due serate newyorkesi, sebbene a tratti diano ancora la sensazione di essere alle prove in diretta, alla ricerca dell’intesa perfetta tra i vari componenti la band e il nuovo materiale. Il 6 aprile una fulminante Badlands stabilisce subito ritmo e atmosfera, portando l’entusiasmo alle stelle e creando un feeling immediato con il pubblico di New York, che ha ripagato Springsteen e la band con altrettanto slancio e partecipazione. Ci sono momenti, come su Thunder Road, in cui la musica è sopraffatta dal coro unanime di tutto il Garden.

Lunedì 9 aprile il secondo concerto è stato quasi completamente sulle spalle di Springsteen che, più rilassato, allegro e scanzonato, ha coinvolto band e pubblico in uno show altrettanto potente ma più propenso all’improvvisazione. Instancabile e divertito, ha continuato a buttarsi tra la gente, a stringere mani protese, ad incitare compagni e spettatori. Si poteva leggere l’incredula emozione sulle facce dei presenti nel pit, mentre i più vicini avvinghiavano Bruce per riportarlo sul palco, così come si poteva leggere negli occhi del medesimo la soddisfazione per l’accoglienza ricevuta e per il vivo apprezzamento per le nuove canzoni, le più curate ed efficaci dello show, nell’evidente intento di far arrivare al meglio il messaggio d’indignata protesta della gente più umile verso profittatori e sfruttatori, di cui erano portatrici.

Il momento della commozione e della nostalgia arriva con il saluto a Clarence su Tenth Avenue. Non c’è tristezza, solo l’evocazione sul video di tanti momenti belli che, per qualche istante, lo riportano ancora tra noi, come se non ci avesse mai lasciato.

Alle Isole Canarie, i giornali sono pieni di foto e servizi su Bruce Springsteen, ricostruiscono la sua carriera, lo ritraggono all’arrivo in aeroporto e in visita ai volontari della Caritas, raccontano del bagno che ha fatto nel pomeriggio a Maspalomas, la spiaggia più elegante e frequentata. L’entusiasmo perquesto evento, considerato uno dei più importanti dell’anno, è incontenibile, ci sono le telecamere anche a riprendere il primo che entra nel pit.

Bruce tiene un concerto in linea con le attese di chi lo aspetta da decenni, mescola sapientemente i brani nuovi con quelli del suo repertorio più conosciuto, commuove, coinvolge e trascina un pubblico che non smette neanche per un attimo di saltare e ballare, gli uni abbracciati agli altri come vecchi amici.

Nel soundcheck della primo show a Barcellona si ascoltano ripetute esecuzioni di Born In the USA, a riprova che la première del brano a Las Palmas non deve avere convinto del tutto, nonostante l’accoglienza entusiastica che le è stata riservata. Sono state comunque oltre tre ore di musica travolgente, di festa mediatica senza respiro.

Ad un certo punto Bruce, rimasto solo sul palco, si produce nell’assolo di chitarra di Prove It in versione 1978 che ci lascia a bocca aperta, senza parole e con il cuore in gola, convinti di essere finiti in un’ altra dimensione. Bruce Springsteen ha la capacità di suscitare sorpresa e sensazioni nuove ad ogni concerto.

La sera seguente, sempre a Barcellona, c’è ancora più freddo ma a scaldarci provvedono il calore e la gioia di rivedere molti amici spagnoli e Bruce medesimo che, al suo arrivo allo stadio, viene a salutare direttamente verso la nostra pedana. Bandana al collo e ben coperto, sembra intirizzito anche lui, ma l’entusiasmo è palpabile e dal palco ci farà divertire, sognare, ballare e cantare per un’altra serata di scatenato R’n’R. Evidentemente soddisfatto, si ferma ancora a salutare e firmare, prima di uscire dallo stadio.

E’ a Barcellona che il tour decolla, prende un altro passo e un altro ritmo, ammesso sia possibile aumentare ancora la marcia. Se fino ad ora si avvertiva una sensazione di rodaggio non completato, adesso si sente che la messa a punto è finita, i cilindri scorrono in scioltezza, la macchina ESB gira al massimo e sta travolgendo tutto con forza sovrumana. Anche i nuovi arrivati appaiono più disinvolti e sicuri, Jack fa le capriole sul palco e Cindy Mizelle scende a duettare con Bruce e interviene spesso con la splendida voce.

Poi Bruce e la Band arrivano a Milano, si scatenano oltre l’ immaginabile e scatenano il delirio. E’ una serata di lucida follia collettiva, di perfetta sintonia e continuo scambio di sollecitazioni emotive tra Bruce e il pubblico. C’è grande generosità da parte di quelli sul palco, che snocciolano via via tutto il repertorio più amato per far divertire la gente, c’è altrettanta gratitudine da parte di chi sta sotto al palco per quello che sta ricevendo e che sembra non voler finire mai. Non ci sono grandi sorprese nella scaletta, anche se The Promiseal piano in quella bolgia è un bell’azzardo. La sorpresa sta nel concerto stesso, nel continuo stupore ed esaltazione che si legge sui volti all’intorno, man mano che ci si accorge che non è ancora finita, che i bis si stanno allungando all’infinito e sembra che nessuno, ne sul palco ne sotto, voglia smettere mai. E’ un concerto fatto di ricordi, nostalgie ed emozioni di oltre trenta anni vissuti “insieme”, nel più puro spirito del rock, qualcosa da ricordare per il resto della vita. Dopo una notte così, sembra quasi inutile e controproducente proseguire per Firenze. Come sempre Bruce, sacerdote del R’n’R d’ autore, sa rinascere e farci rinascere ogni volta.

Lo show di Firenze è intenso e spirituale fin dal primo momento, più ricco di musica soul e di variazioni in scaletta. Nemmeno la pioggia a metà concerto riesce a togliere concentrazione e splendore ad un a serata di magia. La pioggia battente diventa diluvio verso la fine, costringendo molti a ripararsi. I coraggiosi che restano sono premiati da un finale esaltato e memorabile. Vista la resistenza degli irriducibili, Bruce scende ancora una volta in mezzo a loro per una bagnatissima Twist & Shout e per invocare la fine del diluvio con una Who’ll Stop The Rain di prammatica, anche se poi la pioggia continuerà ad inzupparci lungo il tragitto ai parcheggi e nella notte. Ma siamo irriducibili, così la mattina dopo, asciugati alla meglio, con gli indumenti ancora fradici in valigia, si riparte per Trieste, ultima tappa del tour Italiano.

Bruce inizia con un’ora di ritardo rispetto alle altre sere, ma è in forma splendida, come se non fosse affatto reduce dalla maratona di Milano e dal diluvio di Firenze. In una serata dove il clima è tornato clemente, in mezzo ad un pubblico emozionatissimo giunto in massa dai Balcani e dall’Est Europa, è ancora una volta Bruce a farci trovare nuova energia con la propria incessante, instancabile carica. Ci fa emozionare, sognare, cantare e ballare, per finire con un grande party danzante nel prato di Trieste, a festosa chiusura di tre notti magiche in cui ci ha fatto divertire e riflettere, gioire e commuovere, mettendo da parte, per qualche ora, preoccupazioni ed affanni.

Al bar, dove andiamo a festeggiare la chiusura di questo esaltante trittico italiano, ci ritroviamo a bere accanto ai nuovi componenti della E Street Band e finiamo la serata ancora in musica, con Cindy che canticchia per gli amici presenti.

L’Isola di Wight ha il fascino di leggenda per aver visto passare nel suo Festival tutti i grandi miti del rock’n’roll. Battuta dal vento, è un incanto di paesaggi selvaggi e variegati, pascoli verdissimi, flora e fauna sconosciute altrove, di scogliere e calette seminascoste.

Bruce Springsteen porta finalmente un sole scintillante, luce e cieli blu cobalto al popolo festivaliero, sfinito da tre giorni di pioggia e fango e pure irriducibile nel seguire e acclamare ogni sera i propri beniamini.

E’ uno show strettamente di repertorio, limitato nella lunghezza per rispettare i tempi della manifestazione, per arrivare ad un pubblico più giovane e amante della musica ad alto volume, proposto con grinta, grande velocità di esecuzione, impeccabile, perfetto per il luogo.Born in the Usa, più tosta e rabbiosa del solito, suscita grande ammirazione.

Davvero non sappiamo che cosa aspettarci dalle prossime date del tour, ogni volta sempre impossibile possa esserci qualcosa di diverso o migliore, a tratti il ritmo pare insostenibile, Bruce appare in forma oltre l’immaginabile, soddisfatto di quello che riesce ancora ad offrire, in una continua sfida verso se stesso e il pubblico. E’ Superman

Wrecking Ball Tour

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