La mia New York

di Paolo Boi.

Appena tornato da New York, combatto la voglia di dormire causata dal jet-lag, cercando di mettere per iscritto la mia serata al Madison. Era il primo concerto di Bruce che vedevo negli States, e devo dire che sarà stata la cornice di pubblico, la voglia di vederlo dopo tre anni, l’emozione del ricordo di Big Man e Danny, ma è stata una serata magica.

Avevo i biglietti per il concerto del lunedì, il secondo dei due di New York. Il primo impatto all’interno del Madison e stato incredibile. Non mi aspettavo di vedere l’arena semivuota fino a pochi minuti dall’inizio del concerto. Avevo letto di questa abitudine americana, ma finché non la si vede con i propri occhi non ci si rende bene conto dell’effetto. Un’ora prima del concerto all’interno credo ci fosero solo gli europei.

Sarà anche perché il Madison lo si raggiunge talmente facilmente e ci si entra senza nessuna coda che mi sembra anche giusto prendersela comoda. Per un po’ ho sinceramente temuto che l’arena non si sarebbe riempita e la mia ragazza ancora mi sfotte, dice che mi preoccupavo più io dello staff di Jon Landau.

Lo schiaffo che ha dato Badlands in apertura è stata sensazionale. Per me resta ancora la migliore canzone per aprire un concerto. L’ambiente si è scaldato subito, Bruce era veramente in una serata di grazia. Grande voce, gran voglia di fare il cazzone, credo anche perché arrivava da due giorni di riposo, che hanno giovato soprattutto alla voce. Non ho notato cali per tutto il concerto e il suono era veramente ottimo. Sentivo ogni strumento distintamente.

Uno dei primi picchi si è avuto su My City Of Ruins, quando le luci si sono spente, lasciando illuminati con gli occhi di bue solo le postazioni vuote di Big man e Phantom. Ho visto commuoversi persino la mia bella, che non si può dire sia una fan. Le semplici parole con cui Bruce ha descritto la situazione sono arrivate dritte al bersaglio, e quell’immagine valeva molto più di qualsiasi lungo discorso.

Jake Clemons si muove bene sul palco e, anche se non ha la potenza dello zio nell’emissione del suono, ha un suo stile e sta trovando il suo spazio con molto rispetto. Credo che in estate negli stadi sarà ancora meglio.

Il resto della band è la solita macchina da guerra. Max pesta ancora come un fabbro e tutti lo seguono. Con la sezione fiati e i nuovi arrangiamenti mi sembra sia messo un po’ in ombra il Professore. Diciamo che il piano si sente di meno, ma in un pezzo come Backstreets è comunque da pelle d’oca. Avevo appena finito di dire alla mia bella: “certo che ora sarebbe bello se mi suonasse Backstreets” e pochi secondi dopo c’è stato quell’inconfondibile attacco di piano. Quel momento l’ho fermato nella mia memoria per sempre. Successivamente ho saputo che in scaletta era prevista Incident. Devo essere sincero: non so cosa avrei preferito. Ma va bene così, va bene così.

Il pubblico americano si dimostra sempre immeritevole, nel senso che secondo me uno come Lui non se lo meritano. Mentre su My City Of Ruins io avevo le lacrime agli occhi e la pelle d’oca, moltissimi andavano al bar o ciarlavano a un volume insopportabile. Questo in tutti i pezzi più intimi e riflessivi eseguiti. Ho potuto sentire distintamente i fatti privati di una che stava due file dietro di me. Non vi dico il via vai su Jack Of All Trades, per inciso il solo di Nils su quella canzone è veramente bellissimo.

E’ pur vero che sono abituati ad averlo sempre a portata di mano, però, se io vado ad un concerto di Mannarino, che vive a 500 metri da casa mia, non faccio casino comunque. Credo sia proprio questione di cultura. Vabbe’…

Il finale, con 10th Avenue Freeze Out è stato un altro momento molto toccante. Il faccione di Clarence, i momenti più belli di lui e Bad Scooter proiettati sugli schermi hanno creato un bel groppo in gola a tutti, e ora che manca si capisce che cos’era quell’uomo. Anche con le stecche degli ultimi anni e la sua debolezza, ci si rende veramente conto di come ci sia un legame fortissimo tra quegli ex ragazzetti cresciuti a pane e musica.

Prima del concerto avevo qualche timore. Perché anche se le recensioni erano entusiastiche, l’ultima volta che lo avevo visto a Roma nel 2009, mi era rimasto un po’ l’amaro in bocca, come se ci fosse qualcosa che non andava. Le incertezze sono state spazzate via in un lampo da questa esibizione. Non so se sia la migliore band al mondo, nemmeno mi interessa, so solo che mi ha emozionato come e più della prima volta che l’ho visto live. E questo per me conta più di qualunque altra cosa.

Niente sarà più come prima salvo il grande rock del Boss (La Repubblica 13.04.12)

09.04.2012 MADISON SQUARE GARDEN, NEW YORK CITY

BADLANDS / WE TAKE CARE OF OUR OWN / WRECKING BALL / OUT IN THE STREET / DEATH TO MY HOMETOWN / MY CITY OF RUINS / SPIRIT IN THE NIGHT / THUNDERCRACK / JACK OF ALL TRADES / TRAPPED / SHE’S THE ONE / EASY MONEY / WAITIN’ ON A SUNNY DAY / THE PROMISED LAND / THE WAY YOU DO THE THINGS YOU DO – 634-5789 (SOULSVILLE, U.S.A.) / BECAUSE THE NIGHT / THE RISING / WE ARE ALIVE / BACKSTREETS / LAND OF HOPE AND DREAMS – PEOPLE GET READY / ROCKY GROUND / ROSALITA (COME OUT TONIGHT) / BORN TO RUN / DANCING IN THE DARK / TENTH AVENUE FREEZE-OUT

Wrecking Ball Tour

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