di Andrea Volpin.
Febbraio 1975, Bryn Mawr, Filadelfia. Sul palco del leggendario club The Main Point salgono Bruce Springsteen e la new E-Street Band. Nuova sì, perché David Sancious e Eddie “Boom” Carter, Viny “Mad Dog” Lopez l’aveva già fatto prima, avevano appena abbandonato la band a favore di Roy Bittan e Max Weinberg. A onor del vero, però l’E-Street Band non era ancora quella che conosciamo noi oggi, perché mancava Steve VanZandt, aggregatosi al gruppo in fase di registrazione dell’album Born To Run, ossia qualche mese dopo.
Live At The Main Point è un’antologia del Boss live anni ’70. Ventiseienne grintoso e sognatore, apprezzato dalla critica, ma un po’ meno dal pubblico, con alle spalle due album belli ma troppo strani per essere veri, Springsteen cerca di scrollarsi di dosso le varie etichette che, con il benestare della casa discografica, i giornalisti di settore gli hanno appiccicato addosso. In effetti, Greetings e The Wild non hanno definito ancora per bene quali sono gli obiettivi e quali sono i sentieri che il futuro “Boss” vuole percorrere.
Così sta per nascere Born To Run, l’album “d’esordio” sul panorama musicale. Non voglio però sconfinare in un terreno che richiederebbe troppo tempo per essere esplorato, torno a quello che è forse il bootleg più famoso della nutrita “enciclopedia alternativa” che riguarda Springsteen. Tutto sommato però, Born To Run, c’entra eccome con quest’argomento.
Innanzi tutto, appena la puntina scende sul vinile, s’inizia a respirare un’aria antica. Si è quasi trasportati in quel locale, in quel periodo. Sembra di stare seduti su una sedia di legno da pochi soldi o in piedi vicino al palco attorniati da persone ansiose di ascoltare della buona musica. Pronti via! E così, quando lo speaker finisce l’introduzione, ecco che il violino di Suki Lahav, apre le porte a Incident On The 57th Street. Primo piccolo particolare, appena dopo l’intro di violino, avrebbe dovuto inserirsi il piano di Bittan che, in realtà, tardò alcuni secondi creando una sorta buio che bloccò tutti, pubblico e band. Dopo alcuni istanti il violino riparte e, questa volta, il Professor fece entrare in scena il suo piano in maniera perfetta. Il Boss, già all’epoca un perfezionista, chiede scusa al pubblico alla fine della canzone. Episodio curioso, che racconta com’erano i tempi, quando il rock era tutt’altro che perfezione come oggi.
Un concerto epico, Springsteen è ispirato e la band lo segue a ruota. Cover e successi dei primi album sono alternati a hit che di lì a poco entreranno in tutte le case degli americani. Premiere di Born To Run e di She’s The One in versione quasi definitiva, alternate alla primitiva Thunder Road che all’epoca si chiamava Wings For Wheels; ultima in ordine di presentazione fu una embrionale Jungleland, priva del famoso assolo di Big Man, ma non per questo meno interessante.
Largo spazio alle hit di The Wild, The Innocent & E-Street Shuffle anche per via del fatto che quel concerto era una data del The Wild Tour, senza tralasciare alcuni significativi brani di Greetings come It’s Hard To Be A Saint In The City (una delle due presentate al provino per il contratto con la Columbia) e Growin’ Up, in collaborazione stretta con l’amico Big Man.
Un piccolo aneddoto pare sia legato alla performance della cover di I Want You di Dylan (mai più riproposta dal vivo.). Pare che Springsteen fosse onorato, ma anche appesantito dal paragone con il Menestrello, quindi quella I Want You fu interpretata da alcuni come un gesto di sfida nei confronti dell’allora più famoso cantante americano. Riporto il contenuto come l’ho appreso, ma non avendo trovato riscontri documentali v’invito a prendere quanto detto con le molle. Io credo che non sia stato che un omaggio alla grandezza di Dylan.
In sostanza Live At The Main Point è uno di quei must che in una discoteca privata non può mancare. Nel 2011 una casa discografica inglese decise di pubblicare “regolarmente” questo piccolo gioiello che per parecchi anni circolò nell’ambiente musicale “sotto banco”. Questo passato undercover creò una sorta di mito intorno alle registrazioni dall’allora diretta radiofonica dell’emittente 93.3 WMMR Radio di Filadelfia. Un mito che aggiunge altro tassello e lustro a quella magnifica performance, eseguita da uno dei migliori performer dell’epoca, e come avrà modo di far vedere, di tutti i tempi.
Scaletta:
Intro / Incident On The 57th Street / Mountain Of Love (Harold Dorman cover) / Born To Run / The E-Street Shuffle / Wings For Wheels / I Want You (Bob Dylan cover) / Spirit In The Night / She’s The One / Growin’ Up / It’s Hard To Be A Saint In The City / Jungleland / Kitty’s Back / New York City Serenade / Rosalita (Come Out Tonight) / 4th Of July, Asbury Park (Sandy) / A Love So Fine (The Chiffons cover) / For You / Back In The U.S.A. (Chuck Berry cover)
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