di Andrea Volpin.
Il Max’s Kansas City è stracolmo di persone. Persino lungo le scale la gente tenta di guadagnarsi un posto migliore per assistere al primo dei dodici concerti che Bruce Springsteen terrà in quello storico locale di New York. Da qualche mese, il suo Greetings From Asbury Park, NJ, è sugli scaffali dei maggiori store di musica di tutta la città e di tutta l’America. Lui, il ragazzo del New Jersey, ce l’aveva fatta, o quasi.
Oltre a questa folla impaziente, al secondo piano del locale, ci sono diversi giornalisti e operatori del settore discografico venuti apposta per ascoltare quello che Lorraine O’Grady definirà: il ronzio che viene da Asbury Park.
C’è anche lei, una giovane giornalista del The Village Voice pronta a immortalare il magico momento per i lettori del suo giornale.
Manca poco all’inizio della serata, l’aria è elettrica. Sul palco, si presentano un gruppo di giamaicani armati di strumenti e capigliature strane; sembra vogliano suonare. Sono i The Wailers capitanati dall’eccentrico Bob Marley e sono in America per pubblicizzare il loro disco Catch A Fire, pubblicato qualche mese prima. Fanno qualche pezzo ma non trovano quella partecipazione del pubblico presente in sala; d’altronde nessuno in America ha mai sentito quel ritmo così caraibico. Lì sono tutti per Bruce e per il suo rock.
Almeno, questo è quello che mi dice il mio manager! (Bruce Springsteen)
La popolarità di Bruce stava crescendo anche se le vendite del suo primo disco stentavano a prendere il volo. La gente è lì soprattutto per vederlo dal vivo; perché si dice che, è quando sale sul palco che Bruce sprigiona tutta la sua forza bruta di uomo condizionato dal ritmo del rock and roll. Diligentemente Lorraine annota tutte queste sensazioni che balzano subito al suo occhio attento; è talmente perspicace che coglie subito anche un altro attimo che le permette di capire che sarebbe riduttivo classificare Bruce come un semplice ‘animale da palcoscenico’. Così inizia a scrivere anche degli appunti sui testi delle sue canzoni; canzoni dal testo non semplice che raccontano delle storie:
Springsteen porta il suo pubblico in viaggio, in una tenera odissea attraverso i paesaggi di una città in decadenza e abitata da personaggi che sembrano usciti da un circo, che vagano senza meta sul boardwalk. Tutto abbastanza adatto per un artista che proviene da Asbury Park, nel New Jersey. (Lorraine O’Grady)
E’ giunto finalmente il momento. La E-Street Band sale sul palco; dopo alcuni istanti ecco Bruce che prende posizione. Tutto è pronto. Le luci si accendono e qualcosa non va. Il suo volto è segnato dalla stanchezza. Bruce sembra uno che non dorme da settimane. Durante l’esecuzione del primo set di canzoni, pare addirittura svogliato. Il pubblico si accorge della cosa, qualcuno comincia a rumoreggiare, ma nessuno pensa di lasciare il locale.
Nel secondo set, il piglio è leggermente diverso: la band è stanca ma appare più felice; tutti insieme suonano in modo semplice e sciolto. La giornalista si appunta però queste parole:
Pensavo di essere finita per caso in una sala prove (Lorraine O’Grady)
La sera successiva, Lorraine è ancora al Max’s Kansas City per assistere alla seconda serata. Come tanti altri si aspetta che Bruce si faccia perdonare per non proprio brillante performance di cui abbiamo parlato. La magia si compie o, semplicemente, Bruce torna a fare quello che è bravo a fare: il cantante appassionato che racconta storie.
Il set acustico è composto dalla bellissima Wild Billy’s Circus Story (o Circus Song) eseguita in acustico e con un coinvolgimento particolare.
Se riuscite a immaginare i Freak di Todd Brown descritti con gentilezza, allora avete un’idea di cosa intendo (Lorraine O’Grady)
Ma è con la presentazione della nuova Zero and Blind Terry che il miracolo si compie.
Una sorta di West Side Story (Bruce Springsteen)
L’attacco della band, in versione elettrica, è devastante. Nessuno può credere a quello che sta succedendo in quella sala. L’emozione sale alle stelle.
Lorraine, come tanti altri, resta esterrefatta dalla potenza scenica e musicale di Bruce e sul suo quaderno di appunti scrive queste parole:
Quelli della Columbia continuavano a ripetere: il nuovo Dylan. Penso che intendessero a livello commerciale non di certo a livello musicale. Non riesco a immaginare Bruce che genera una miriade di imitatori. Difficile anche immaginare gente che possa cantare le sue canzoni perché sono intime riflessioni della sua psiche (Lorraine O’Grady)
https://youtu.be/9wul4E9wcxU
L’articolo di Lorraine O’Grady giunse sulla scrivania dell’allora direttore del The Village Voice il giorno successivo. Questi, dopo averlo letto, la convocò e le disse: “E’ troppo presto per parlare di questi due”. Snobbando di fatto Bruce e anche i The Wailers. Mai previsione fu così sbagliata.
L’articolo finì in un cassetto finché, nel 2010, il fotografo Steven Kasher non convinse Lorraine a donarglielo per allestire una mostra dedicata alla storia del locale di New York. Quel giorno, a distanza di trentasette anni, venne a galla la storia di una serata storta, della rivincita e, forse, dell’intuizione azzardata di Lorraine O’Grady che allontanò l’ombra pesante di Bob Dylan dalla mente di Bruce Springsteen.
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Si ringraziano Lorraine O’Grady e BruceBase per le informazioni estrapolate per la redazione di questo articolo.