di Luca Miele,
Questo libro è nato da un amore e da due domande. L’amore è ovviamente è per la musica di Bruce Springsteen. La prima domanda era questa: le canzoni del Boss che rapporto hanno con l’immaginario a stelle e strisce? Sono perfettamente aderenti ai miti fondativi dell’America o in qualche modo li rovesciano? Ecco invece la seconda domanda: perché l’immaginario americano mette continuamente in scena esistenze ai margini della legge? Perché ci sono, per esempio, tanti fuorilegge nei film americani e nelle canzoni di Bruce?
La risposte che provo a dare nel mio libro – mettendo continuamente a confronto le canzoni di Springsteen con i grandi della letteratura (Kerouac, O’Connor) e del cinema (Ford, Malick, Coppola) americano – è questa: la musica di Bruce è un concentrato di tanti miti americani ma, allo stesso tempo, questi miti vengono corretti, aperti a prospettive nuove, in alcuni casi rovesciati.
Un esempio su tutti: il mito della frontiera. La grandezza di Springsteen è nel modo in cui il Boss la canta, liberandola dell’impronta puritana. La comunità in viaggio cantata da Bruce non è infatti la comunità degli eletti, dei vincitori, come vuole la tradizione puritana. Ma è un treno sul quale viaggia l’intera comunità dei vincitori come dei perdenti, delle anime perse e dei giocatori d’azzardo.
Altro esempio: i padri fondatori volevano dar vita, giungendo in America, alla “città sulla collina”, un luogo di elezione, che tutto il mondo avrebbe guardato con ammirazione, un esempio. Springsteen rielabora questo topos. La città sulla collina diventa però un luogo inaccessibile, una condizione a lui negata. E’ ancora posta in alto, ma circondata da cancelli. E’ inavvicinabile. Inarrivabile. Compaiono gli stessi cancelli che circondano la fabbrica, il luogo che inghiotte la vita del padre.
E veniamo ai fuorilegge. I fuorilegge in Springsteen incarnano una delle inquietudini della frontiera: il confine messo in gioco è ora quello tra la legge e la sua violazione, ma più ancora tra il desiderio di appartenere ad un luogo e l’impossibilità di abitarla. L’omicida di Nebraska, il condannato a morte di Dead man walking, i fuorilegge di Highway 29, il fuggiasco di State Trooper: sono tutte esistenze “bandite” dalla legge, dalla norma, dalla comunità. Sono esistenze che fluttuano ai margini, respinte. Qui c’è - ed è la seconda risposta - qualcosa di costitutivo dell’America, o almeno della sua (auto)rappresentazione simbolica: quella che non smette di rimandare a un Paese perennemente in movimento, sulla strada, chiamata ad andare “oltre” o “avanti”. Dall’altronde si può dire che l’America stessa nella sua nascita è stata fuori-legge. Nel senso che la legge si è costituita solo dopo, e a prezzo di due “esclusioni” violente: quella degli indiani, e quella dei neri.
Oltre il confine.
Miti e visioni d’America nelle canzoni di Bruce Springsteen
di Luca Miele
Pardes Edizioni, 2006
Collana: Laboratorio 9
Pagine: 184
Prezzo: Euro 15,00
ISBN: 88-8924125-X11