di Andrea Volpin.
Al termine del Born In The USA Tour, cioè il 2 ottobre del 1985, Bruce decise che era giunto il momento di ritirarsi a vita privata per un periodo sufficiente per ricaricare le batterie. Il successo mondiale del disco, pubblicato nel 1984, e il suo successivo tour in giro per il mondo, presentarono un conto ben più salato di quello che si poteva immaginare, nella fisicità di Bruce e, in parte, anche di quella della band.
Nel biennio 1985-86, il Bruce artista non fece parlare molto di sé se non per la sua presenza in molti locali di Asbury e dintorni, dove si esibì per promuovere serate a favore delle lotte sindacali intraprese contro la nuova politica del lavoro in America, e per la pubblicazione di un immenso disco, il famoso quintuplo, che raccoglieva i dieci anni di live della sua carriera. Altro è da dirsi per la sua vita privata.
Nonostante tutti i suoi sforzi di non rendere pubblica la sua sfera privata, nel 1985, alcuni giornalisti vennero a sapere del suo fidanzamento con la modella Julianne Phillips, conosciuta nel 1984. La cosa, lì per lì passò quasi in sordina, fintanto che non divenne mediatica quando i due si sposarono nell’ottobre del 1985. I due, dopo aver dribblato, a volte ingannato, tutti i tabloid possibili e immaginabili, lasciarono la costa est per stabilirsi in California, dove Bruce comprò una villa con tanto di studio di registrazione, a Beverly Hills. Ormai, per ammissione dello stesso Springsteen, il Jersey era diventato troppo stretto per lui, quindi la decisione di lasciarlo, era per cercare nuovi stimoli e nuove prospettive. Paradossalmente, sedici anni dopo la migrazione della famiglia Springsteen che di fatto diede il via alla carriera di Bruce rimasto nel New Jersey, anche lui prese l’auto e le valigie e migrò in California alla ricerca di un mondo nuovo. Qualche anno più tardi, e dopo essersi stabilito dal punto di vista umano, scriverà anche una canzone, Goin’ Cali, che racconta di questa sua decisione.
Tornando alla nostra storia, fu proprio in un pomeriggio d’estate del 1986, dopo la pubblicazione e il successo di Live 1975/’85, che Bruce si chiuse nel suo studio privato per riprendere in mano alcune canzoni composte per un progetto mai andato in porto, con l’intento di rivederle e riadattarle al suo caso. Il seme che porterà all’uscita di un nuovo album fu gettato proprio quel giorno.
Il successivo 20 gennaio del 1987, Bruce entrò in cabina di regia per dare il via al suo nuovo progetto in studio che avrebbe poi visto la luce il successivo ottobre. Iniziò a lavorare su tre demo, dal titolo: Walk Like A Man, Spare Parts e When You Need Me che, alla fine della giornata, diventarono le prime tre registrazioni ufficiali del nuovo disco: Tunnel Of Love, anche se When You Need Me non comparirà in tracklist. Fin da subito, Jon Landau, Chuck Plotkin e alcuni membri della Band, notarono che quello che stava nascendo non era un disco come gli altri; Bruce stava attraversando un periodo difficile della sua carriera, sia dal punto di vista artistico che da quello umano. Da una parte il successo, ormai mondiale, che pesava come un macigno, e la materializzazione dell’incubo della sua gioventù, leggasi Darkness, cioè quello di essere risucchiato dalla pressa dell’industria discografica, ovvero quella figura mostruosa, avida e del tutto insensibile alle ‘sofferenze’ dell’uomo. Dall’altra la difficile gestione della sua vita privata; sotto la maschera del rocker duro e affermato, soprattutto dopo il BITU Tour, si nascondeva la fragilità di un uomo cresciuto molto più in fretta di quanto si aspettasse. Il matrimonio lampo con Julianne non stava funzionando, l’abbandono del New Jersey, il retaggio di una gioventù vissuta a sua immagine ma, tutto sommata, distaccata dal resto del mondo e, soprattutto, della sua famiglia stava risvegliando in Bruce l’ombra della crisi umana. Arrivò la musica, un’altra volta, a lanciargli l’ultimo salvagente disponibile per toglierlo dall’impasse e a riportarlo in sella al suo cavallo. Bruce era caduto, per la seconda volta rovinosamente, ma si stava rialzando e lo stava facendo a modo suo. Lo stava facendo con quello che sentiva dentro.
Tunnel Of Love sancì il distacco tra il Bruce, legato al racconto della sua generazione e ad un certo tipo di musica, per esplorare aspetti differenti che avevano bisogno di altre prospettive. Lo fece anche nel precedente Nebraska, ma in quel caso, il tempo e la sua evoluzione, vollero che il racconto fosse affidato alla tradizione e alla sofferenza del folk. Questa volta, il folk di Pete Seegers, il rock di Elvis e Dylan erano del tutto fuori gioco; i messaggi ribelli degli Animals e di tutto quell’universo rock che condizionò il Bruce della prima ora non erano più indirizzabili al grande pubblico. Per quell’album serviva qualcosa di più intimo, di più personale e, la scelta, non poté ricadere su nessun altro se non Roy Orbison.
Roy Orbison singing for the lonely. Hey that’s me… (Thunder Road)
Roy Orbison canta per i solitari. Ehi quello sono io… cantava Bruce nel 1975, quando i suoi sogni erano la fuga, la ricerca e l’esplorazione. Oggi non era più così. Quel Hey that’s me, nel 1987, era davvero la voce di Bruce Springsteen che iniziava un nuovo racconto al mondo. Poco importava se il mondo (inteso come fans) l’avrebbe capito o meno, in quel momento, il racconto era quello; quello di una storia triste, vera e personale.
Landau e Plotkin avvallarono il progetto e così, Bruce, compose buona parte delle canzoni che poi composero la tracklist del disco. Le registrazioni, come abbiamo già detto, iniziarono nel gennaio del 1987. Oltre alle tre canzoni citate prima, nacquero Ain’t Got You, Cautious Man e Valentine’s Day, nelle quali Bruce cantò e portò la croce senza l’aiuto di nessun altro a dimostrazione proprio dell’intimità che stava ricercando. Poi fu la volta di una delle hit del disco: One Step Up, registrata da Bruce in solitaria avvalendosi solo dei cori di Patti Scialfa, sempre più al centro delle operazioni. Sempre nello stesso periodo arrivò All That Heaven Will Allow, dove un multi strumentale Bruce è coadiuvato solo da Max Weinberg alla batteria. Fu poi la volta di When You Are Alone, l’unica canzone dove compare Clarence Clemons come back vocal e senza il suo amato sax, e Tougher Than The Rest, originariamente scritta in versione rockabilly ma poi incisa come compare sul disco. Alla sua realizzazione collaborarono Danny Federici e Max Weinberg.
Un mese dopo l’inizio delle operazioni, in un freddo giorno di febbraio, Bruce registrò una demo dal titolo “Is That You?” che nel giro di qualche settimana cambiò il titolo in Brilliant Disguise. Divenuta, in seguito, singolo del disco in questa canzone è concentrato tutto il messaggio di Tunnel Of Love. Realtà o finzione, quello era il grande quesito della vita; quello era il nocciolo del messaggio intorno a cui ruotava tutto il concetto. La registrazione vide Bruce alle prese con diversi strumenti e Roy Bittan al piano, Danny Federici all’organo e Max Weinberg alla batteria.
Giunsero poi anche Spare Parts e a conclusione, la titletrack Tunnel of Love, che originariamente non avrebbe dovuto stare sull’album per far spazio a Lucky Man, passata poi come outtakes famosa fino alla sua pubblicazione in Tracks del 1998.
Tunnel Of Love ebbe una gestazione lunga quasi cinque mesi. Fu ultimato nel maggio del 1987 e consegnato all’A & M di Los Angeles per il missaggio finale. Il successivo luglio passò nelle mani della Columbia che diede il via alla stampa. Il 10 ottobre del 1987, l’ottavo album di Bruce Springsteen, uscì in tutti i negozi d’America colpendo le persone fin dalla foto di copertina ritraente Bruce appoggiato ad una vecchia auto bianca che osserva con uno sguardo interrogativo e una posa che sembra d’attesa. All’interno le dodici tracce del disco, all’inizio, sconvolsero un po’ l’opinione pubblica per vari motivi: i due principali furono l’uso ridotto, quasi al minimo, del suono della E-Street Band e il ritmo soft rispetto ai lavori precedenti. Nonostante questo, in molti paesi del mondo, tra i quali l’Italia, il disco balzò in testa alle classifiche di vendita.
Nel successivo febbraio del 1988, il Tunnel Of Love Express Tour, partì da Worcester, Massachusetts dando subito segnali forti al pubblico. Bruce, abbandonati i panni del working-class hero e vestiti quello del cantastorie triste, comunicò la sua intenzione di cambiare faccia e ben presto anche carriera. Il tour toccò anche l’Italia con tre date storiche: la prima a Torino l’11 giugno del 1988 e le altre due a Roma; fu proprio nella Città Eterna che Bruce venne visto per la prima volta insieme a Patti non solo sul palco. Quel tour particolare però verrà ricordato soprattutto per l’esibizione del 19 luglio 1988 quando, di fronte a cinquecentomila persone, Bruce e la Band, per l’occasione si rimisero in versione rock, suonarono a Radrennbahn Weissensee nell’allora Berlino Est passando alla storia per la risposta che Bruce diede all’allora governo DDR che avrebbe voluto far passare il concerto come una presa di posizione del cantante americano contro la guerra in Nicaragua. Bruce, prima di cantare Chimes Of Freedom di Dylan pronunciò queste parole che misero a tacere ogni fraintendimento:
È bello essere qui a Berlino Est. Volevo dirvi che non sono qui a cantare a favore o contro un governo, io sono qui per suonare il rock ‘n roll per i berlinesi dell’est. Io spero che un giorno tutte le barriere siano distrutte…”
Il tour si concluse nell’agosto del 1988 con la data di Barcellona. Quella data sancì anche la momentanea fine della collaborazione tra Bruce Springsteen e la E-Street Band segnando la nascita di una nuova vita artistica che si concluse nel 1999 con il Reunion Tour.
Ennesima dimostrazione che Tunnel Of Love fu un disco particolare.