di Anna Tammi.
A farmi superare le considerazioni di un viaggio piuttosto lungo e impegnativo fino a Pittsburgh (circa quaranta ore complessive di viaggio tra scali e attese, in meno di quattro giorni) sono la fondata speranza di qualcosa di speciale da parte di Bruce Springsteen, ospite di Joe Gruschecky per celebrare i 15 anni dell’album American Babylon, disco prodotto da Springsteen medesimo nel 1995, unita alla prospettiva di ascoltare Bruce nella dimensione ridotta e raccolta di un piccolo teatro, quanto di più vicino si possa immaginare alle mitiche esibizioni del 1978.
Joe Gruschecky ed i suoi Houserockers sono una bar band di American Music, nota a tutti gli amanti del genere per l’energia e la generosità con cui si esibiscono nei club locali e, vista la momentanea indisponibilità della sua storica E Street Band, sembrano perfetti per fornire a Bruce Springsteen l’ occasione di promuovere l’ imminente uscita di The Promise da un palcoscenico.
Quattro novembre, primo show. Nonostante il ritardo dei voli e qualche mancato appuntamento all’arrivo, mi ritrovo finalmente di fronte al teatro con l’amica proveniente dall’Olanda e altri fan giunti dall’Europa e da ogni parte degli Usa, sotto una pioggerella fine e insistente.
La Soldiers & Sailors Hall è una costruzione vecchia di cent’anni, dedicata ai Veterani civili e militari di tutte le guerre. All’interno la sala del concerto è bella e decorata, molto raccolta. La disposizione la fa sembrare anche più piccola della sua effettiva capienza, 2300 posti. Non è neppure un vero e proprio teatro. E’ la sala riunioni e conferenze dei Veterani di Pittsburgh, messa a disposizione per l’occasione. Sono seduta in ottima posizione, decima fila sulla destra, il problema è che davanti sono tutti molto più alti di me. Per fortuna, nessuno rimarrà seduto a lungo. Sullo sfondo del palco di legno, tirato a lucido per l’occasione, campeggia il testo del discorso di Lincoln a Gettysburg: “Sono diciassette lustri e due anni che i nostri avi costruirono, su questo continente, una nuova nazione, concepita nella Libertà, e votata al principio che tutti gli uomini sono creati uguali”. La collocazione e la circostanza contribuiscono a creare un’ atmosfera intima, da piccolo club. Bruce Springsteen, al termine della serata, dirà che sente sempre una particolare connessione con luoghi così suggestivi.
Verso le venti, dopo l’esibizione del gruppo Jill West & Blues Attack, bravi ma distrattamente seguiti da un pubblico tutto in fermento per l’ ospite più atteso, sale sul palco il solo Kevin, a sistemare le chitarre di Springsteen. Alle venti e quarantacinque un Joe Gruschecky, raggiante, scioglie l’attesa crescente, annunciando brevemente che Bruce Springsteen si unirà a lui ed al suo gruppo in alcuni brani da American Babylon.
Bruce sale veloce, imbraccia la chitarra e parte con tre brani acustici di pura energia, grinta, elevata intensità, che ci lasciano senza fiato: Good Man Hard to Find, dedicata alla città di Pittsburgh, For You, dedicata al pubblico, This Hard Land, per i tempi difficili.
Springsteen appare immediatamente il protagonista della serata, in ottima forma e anche miglior umore, perfettamente a suo agio e in totale controllo del pubblico e del palco. La voce è al meglio, limpida, potente, rock. Forse anche grazie al vino bianco e rosso distribuito dai veterani nell’atrio per la raccolta fondi, e dalla tequila che sembra circolare sul palco. La sala è pervasa da un’eccitazione collettiva, echeggiano applausi, esclamazioni di entusiasmo, urla irrefrenabili: Brrroooce…
Il nostro è evidentemente compiaciuto dal calore che lo circonda, ben conscio delle emozioni che riesce a trasmettere, avvicina e allontana il microfono per sottolineare ogni passaggio, per arrivare nel profondo con ogni sfumatura della sua voce.
Seguono altre due ore di musica travolgente, nell’atmosfera estremamente distesa di una festa tra amici. Gruschecky e gli Houserockers si prestano di buon grado a celebrare, oltre a American Babylon, anche la musica dell’amico.
Bruce infiamma e incita il pubblico, coinvolge Joe e la sua band in furiosi assolo di chitarra, condivide le strofe sui brani di Gruschecky e invita l’amico a fare altrettanto sui suoi, tratti in buona parte da Darkness. Atlantic City è di grande impatto emotivo e Save My Love ha più ritmo della versione in studio ed è una gradita sorpresa: “lo so che i miei fans vogliono sentire questa canzone” – .
Con Fire, Bruce cerca di coinvolgere Joe quale improbabile partner. Molto efficaci gli scambi con Gruschecky e gli Houserockers, in particolare per i brani da American Babylon. Never Be Enough è da brividi, e poi Code, Homestead, Down The Road Apice, Pumpin’ Iron, con cinque chitarre ruggenti allineate. Murder è incendiaria e Bruce in grande controllo vocale.
Prevedibilmente, funzionano meno le canzoni più classiche, come Darkness e Promised Land, dove si avverte maggiormente la mancanza dei fidi compagni della E Street Band. Meno scatenata anche Twist and Shout (Gruscecky manca l’attacco), ma è una di quelle sere speciali in cui Bruce sembra non aver voglia di scendere dal palco, continua a mantenere alto il coinvolgimento, incitando e invitando il pubblico ad avvicinarsi con cenni della mano: “just a little closer”. Chiude come ha aperto, solo acustico, con la Thunder Road più emozionante che si ricordi, a detta di tutti i presenti.
Cinque novembre, secondo show. Prima parte della giornata dedicata alla visita della città, nonostante il freddo intenso. Pittsburgh, alla confluenza di due fiumi, Monongahela e Ohio, è attraversata da numerosi ponti, circondata dagli alberi che accendono il Monte Washington dei colori dell’Indian Summer, sotto un cielo ampio e cangiante. Si può visitare l’interessante museo di Andy Warhol, di fronte ai grattacieli di downtown, si può scegliere di pranzare all’Hard Rock Cafè in riva al fiume, o tra i numerosi ristoranti di cucina etnica. Chiedendo informazioni, ci imbattiamo nella manager di Bellini’s, di origine Italiana, che ci invita nel suo rinomato ristorante. Incontriamo anche un ingegnere del suono, chiamato per collaborare con i tecnici di Gruschecky nell’occasione. Un ultimo giro veloce nei negozi della Fifth Avenue, con l’ immancabile Macy’s che risplende già degli addobbi Natalizi, ed è tempo di rientrare per un’altra serata di rock&roll alla Soldiers & Sailors Hall.
Alle 19.30 si inizia con I-Drive guidati da Johnny, figlio di Gruschecky, bravo e già apprezzato, ancora giovanissimo, sul palco insieme al padre ed a Bruce Springsteen, al PNC Park di Pittsburgh nel 2003, in Glory Days. Si esibiscono in una vivace mezz’ora di buon rock&roll, con papà Joe e gli amici che salgono sul palco di rinforzo.
La solita attesa di oltre un’ora, per dar modo ai tecnici del suono di sistemare gli strumenti, passa velocemente, tra saluti e commenti entusiasti della sera precedente.
L’inizio di Springsteen, sempre puntuale, è ancora acustico, quattro brani consecutivi. Partenza vibrante con la rara Your Own Worst Enemy, da Magic, chitarra e organo. Sale l’intensità con Bobby Jean e I’m On Fire. Della sera precedente, rimane solo This Hard Land, a richiesta.
Ci sono diversi cambi in scaletta, Bruce appare meno rilassato della sera precedente, forse perchè la scelta di brani più rari e impegnativi richiede maggior concentrazione e più impegno. Nonostante i tentativi di contenimento da parte dello staff, il pubblico è già tutto sotto il palco per Atlantic City, accompagna in coro la canzone.
Gli Houserockers non riescono a conferire la necessaria grinta a Johnny ’99, anche Darkness non si adatta al loro genere, meglio Adam Raised a Cain. Ma poi Joe e compagni scatenano le chitarre per le infuocate Murder e Light of Day, dove non fanno affatto rimpiangere la E Street Band. Light of Day è uno dei rari brani di Springsteen che spesso sembra più efficace in arrangiamenti diversi da quelli della E Street Band.
Pink Cadillac riaccende completamente la festa e le danze, Bruce riprende anche i siparietti. In Burning Love si produce in una divertente imitazione di Elvis, cercando inutilmente di coinvolgere Joe che, completamente spiazzato dal cambio di atmosfera, non riesce a seguirlo. Gruschecky si trova in evidente difficoltà anche a seguire uno scatenato Bruce su Glory Days, che pure hanno già eseguito insieme. Forse Bruce si è scordato che sul palco non c’è la E Street, che Joe non è abituato a intuire le sue mosse con uno sguardo, come farebbe Steve. Nella festa finale di Twist and Shout, che coinvolge nelle danze tutte la sala, la famiglia Gruschecky sale sul palco al completo, Bruce balla con Desiree, la figlia di Joe.
La chiusura è ancora di Springsteen, solo acustico. Thunder Road, dedicata all’amico che lo ha ospitato, è accompagnata in coro da tutto il pubblico stretto intorno al palco.
La prima serata è stata più sorprendente, carica di emozioni e di energia, in un clima rilassato di allegra improvvisazione. La seconda è stata caratterizzata da maggior ricerca d’affiatamento e precisione nelle esecuzioni, con un maggior numero di rarità e scatenati rock&roll, che hanno fatto ballare la gente dall’inizio alla fine.
Sono stati, a tutti gli effetti, due veri e propri concerti di Bruce Springsteen senza la E Street Band. Bruce è apparso in gran forma, è rimasto praticamente sul palco per tutta la durata delle due serate, felice di ritrovarsi nuovamente in mezzo al suo pubblico. Sembra pronto per il tour… non vediamo l’ora!
Dopo il secondo concerto, aspettiamo Bruce all’uscita, nel gelo della notte di Pittsburgh. Durante la giornata, tra vento, sole e nuvole, sono caduti anche dei fiocchi di neve. Non nutriamo molte speranze, il clima è inclemente, siamo tanti e, per giunta, la sera prima alcuni fan sono stati un po’ troppo invadenti.
Dalle finestre illuminate al primo piano, a tratti s’intravvedono Bruce e Joe che ricevono ospiti, stringono mani, salutano: viene in mente Napoli 1997, Bruce che si affaccia e suona Thunder Road…
Dopo oltre un’ora di gelida attesa nel freddo veramente scoraggiante, arriva Kevin per caricare gli strumenti. Spesso Kevin è un po’ il barometro della situazione, basta guardare la sua faccia per capire che aria tira. La sua espressione divertita, mentre scende dall’auto, sembra una promessa.
Vediamo Joe e Bruce infilare i cappotti. Si fermano ancora sulle scale e nell’atrio a salutare altri invitati, passa un altro quarto d’ora e noi fuori in attesa siamo ormai irrigiditi dal freddo. Finalmente l’auto si porta davanti all’ entrata, Bruce esce con calma. Qualcuno applaude, qualcuno lo chiama e lui, senza fretta apparente, comincia a venire lentamente verso di noi, che siamo ancora numerosi. Mentre avanza comincia ad indicarci uno ad uno, apre il pennarello e inizia a firmare, a stringere mani, a lasciarsi fotografare, sorridente, paziente. E’ veramente molto disponibile, felice di intrattenersi con i fan, nonostante una certa pressione e qualche intemperanza da parte dei più intraprendenti. Continua a salutare con la mano anche mentre si allontana in auto. Al solito, non ho niente con me da fargli firmare, nella fretta ho scordato anche la macchina fotografica. Resto lì a godermi la scena con aria trasognata, il freddo è svanito.
Soldiers & Sailors Hall Pittsburgh 04.11.10
Bruce Springsteen solo acoustic
A Good Man is Hard to Find (Pittsburgh)
For You
This Hard Land
Joe Grushecky & the Houserockers
American Babylon
East Carson Street
Joe Grushecky & the Houserockers con Bruce Springsteen
Another Thin Line
Atlantic City
Never Be Enough Time
What Did You Do In The War?
Adam Raised A Cain
Homestead
Darkness on the Edge of Town
I’m Not Sleeping
Save My Love
Talking to the King
Murder Incorporated
Fire
Code of Silence
Down the Road Apiece/Wipe Out
Pumpin’ Iron
The Promised Land
Twist And Shout
Soldiers & Sailors Hall Pittsburgh 05.11.10
Bruce Springsteen solo acoustic
Your Own Worst Enemy
Bobby Jean
I’m on Fire
This Hard Land
Joe Grushecky & the Houserockers
American Babylon
East Carson Street
Joe Grushecky & the Houserockers con Bruce Springsteen
Another Thin Line
Atlantic City
Never Be Enough Time
Johnny 99
What Did You Do In The War?
Adam Raised A Cain
Homestead
Darkness on the Edge of Town
I’m Not Sleeping
Save My Love
Talking to the King
Murder Incorporated
Pink Cadillac
Code of Silence
Light of Day
Glory Days
Burning Love
Pumpin’ Iron
The Promised Land
Twist And Shout
Bruce Springsteen solo acoustic
Thunder Road