SPRINGSTEEN LIVE AL CIRCO MASSIMO ROMA 2016
di Gianni Pennesi.
Mi sono svegliato stanco: la testa stretta nella morsa di un cerchio fastidioso, la schiena bloccata, le gambe pesanti, i piedi doloranti, pure la cervicale mi faceva male.
Sono andato in bagno per una doccia – ché magari così mi rimetto in sesto – ma allo specchio ho visto un uomo più che stanco, un uomo a cui non sarebbe bastata una doccia ma a cui servirebbe qualche anno di meno. Forse qualche decina d’anni di meno.
Come faccio? Stasera c’è il concerto… stavolta non ci riesco
Sto invecchiando. Lo sento nella ossa, lo sento nei muscoli, talvolta lo sento perfino nella voce.
Mia moglie mi dice sempre che dovrei lasciar perdere, che alla mia età dovrei smetterla con queste cose da ragazzino, che farei bene a prendermi cura di lei, della casa, della nostra famiglia. Ma mia moglie non mi capisce, lei non mi ha mai capito, lei non sa che nell’intervallo tra un concerto e l’altro faccio fatica a riprendere fiato e che questa asfissiante apnea termina quando parte musica. Solo allora comincio a respirare. Solo allora torno a vivere.
Esco dalla doccia e con le mani pulisco il vapore dallo specchio: voglio radermi, voglio tirarmi un po’ su, voglio sentirmi in forma
So che non posso tirarmi indietro, ormai è tutto organizzato. E comunque non lo farei per niente al mondo: io vivo per serate come questa. Io SONO NATO per serate come questa. Non sarà un po’ di mal di schiena a fermarmi, nulla mi impedirà di fare l’unica cosa che mi renda veramente felice.
Io sono il Boss. Io sono Bruce Springsteen. E stasera canterò per i miei fan che a migliaia già affollano il Circo Massimo, accalcati sotto il sole, fradici di sudore, stanchi per la lunga fila, impolverati, ma sempre innamorati della mia musica. Si, stasera canterò per loro. Fosse l’ultima cosa che faccio.
Appena arrivato nel backstage capisco di aver preso la scelta giusta: sbirciando da dietro il palco vedo un tappeto sterminato di gente e con la complicità del sole ancora alto non posso riuscire a scorgere fin dove arrivino gli spettatori assiepati. La consapevolezza che tutte quelle persone sono lì per me mi è sempre arrivata addosso all’improvviso, come un pugno sullo stomaco. E stasera è ancora peggio (meglio…) perché nell’aria si respira un profumo particolare, un aroma che mescola l’epica e la favola, la meraviglia e la felicità. Non sarà una serata come tante altre, deve essere una serata memorabile. Lo devo a me stesso, lo devo a questo popolo intero che è qui per me.
Io sono il loro Boss. Devo guidarli dall’altra parte del fiume, là dove ancora sopravvive la speranza di una vita giusta, forse addirittura felice.
Immobile, rimango a guardare quella folla sterminata a lungo. Dopo qualche minuto inizio a vedere la loro passione prendere forma, come se uno spirito benevolo aleggiasse nel cielo romano: il loro amore diviene sostanza e in qualche modo mi nutre di una forza potente che come un demone si impossessa di me, delle mie mani, della mia voce…
D’un tratto la schiena smette di farmi male, sento i muscoli sciogliersi e pure il mal di testa scompare. Ora sono pronto. Salgo sul palo e mi sento bene, così bene che meglio non potrei stare. Davanti a me vedo ragazzi, ragazze, bambini, signore e anche qualche nonno dai capelli bianchi. Tutti alzano le mani al cielo e gridano il mio nome BRUCE BRUCE BRUCE BRUCE ed io mi carico come una molla. Incrocio i loro sguardi e vedo una luce meravigliosa splendere dentro i loro occhi: passione, amore, gioia, perfino gratitudine. Si, loro mi ringraziano sempre: dicono che la mia musica li aiuta, li rende migliori, li fa stare bene, che ha salvato la loro vita.
No, amici miei, qui l’unico ad essere salvato dal gorgo tenebroso nel quale turbina vorticoso tutto il male di vivere che sempre mi attanaglia, quell’uomo sono io. Siete la mia cura, la mia medicina, la mia ragione di vita. Ed è per questo che sono io a ringraziare voi: vedervi qui, stanchi ma estasiati, mi fa sentire vivo e cantare per voi mi rende felice. D’altronde è l’unica cosa che mi abbia mai reso felice, l’unica emozione in grado di purificarmi e spingermi avanti, fino all’altra sponda del fiume, dove troverò l’amore e la fortuna. Per me. Per noi tutti.
Per voi potrei spaccare il mondo ma stasera farò di più: lo renderò un posto migliore. Almeno fino al prossimo concerto.
evviva! allora il Boss non è bionico….è un umano . Vale quindi il doppio. Festeggiamo con abbondante pastasciutta e un prosit d’autore.
per dirla tra amici “Niente alle mie spalle, tutto davanti a me, come sempre sulla strada” alla Jack Kerouac.