Bruce Springsteen e le anime del Circo Massimo

UNA STORIA DI ROCK E REDENZIONE NELLA NOTTE DI ROMA
di Valerio Vincenzo Bruner.

Bruce Springsteen non puoi spiegarlo.
Bruce Springsteen devi viverlo.
Sentirlo sulla pelle.
Respirarlo.

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Portartelo dentro come il profumo di quel 16 luglio 2016 quando, in un’estate romana pregna di eternità e bruciante di passione, varcammo le porte di Gerusalemme dopo aver attraversato deserti aridi e oceani bollenti che si aprivano al nostro passaggio. Noi, pellegrini, santi, puttane e peccatori sorretti da una musica che è speranza, liberazione. Anelito di vita ed estasi di redenzione.

Solo allora potrai vedere.
Solo allora potrai sentire.
Solo allora potrai capire.

Capire il silenzio che precede NYC Serenade, quella serenata metropolitana in cui le vite di amanti dannati si esauriscono sui tasti bianchi di un pianoforte che evoca le anime dei ghetti e dei vicoli neri di Manhattan mentre una vecchia chitarra, metallica e al limite della tensione, anticipa la promessa di amore eterno tra Billy e la sua Diamond Jackie. Tacchi alti e ghette bianche nella mezzanotte dei cani pazzi e dei treni che lasciano la città. La serenata che Bruce Springsteen vuole per Roma, quella melodia così intima e segreta da non poter essere urlata ma solo sussurrata. Eterea come i nostri sogni e reale come i nostri tormenti. Cammina a testa alta, mio piccolo Billy. Sempre.

E se sopravvivi a questo capirai perché i cuori esplodono su Badlands. Capirai che non puoi, non devi arrenderti mentre ti stracciano l’anima e ti fanno a pezzi. Capirai che devi andare avanti perché ci sono delle cose che ti porti dentro che sono solo tue e non te le toglie nessuno. E vedrai che, prima o poi, il tuo dolore diventerà rabbia da sputare in faccia a chi ti vuole inerte e sottomesso. Poi capirai le lacrime su Independence Day per non avere avuto il tempo di dire quelle cose a chi ti è stato portato via troppo presto e senza preavviso. E da lì in poi sarà un vortice di sentimenti che ti squarceranno le viscere e ti faranno capire davvero quanto vale l’amicizia e la condivisione. Mentre il sole ti acceca e la vita ti passa davanti. The Ties That Bind. Solo allora capirai che da solo non vai da nessuna parte. Ci vogliono due cuori. Two Hearts.

E adesso fermati e ascolta. Ascolta la storia dei tempi e delle lotte che cambiano e restano sempre uguali. Come quel fantasma che è ancora lì, in prima linea, a sfidare chi gli ha violentato la vita e ucciso i sogni. Tom Joad è negli occhi di ognuno di noi. Migliaia di anime con la morte nel cuore e la speranza negli occhi di fronte a quella terra promessa che puzza di acqua stagnante e latta bruciata. Tom Joad è nella voce di quel poeta operaio nelle cui mani la chitarra diventa un martello. Lo stesso di John Henry che ha inciso sopra i nomi di chi ha ereditato la terra ed è morto nelle miniere, nelle fabbriche e lungo la strada di confine che porta al Nuovo Ordine Mondiale. Siamo qui anche per loro.

Siamo qui per renderci conto che quel fiume non si potrà mai prosciugare. Mai. Non finché avrai i polmoni per restare a galla. Non finché ti sentirai schiacciare dal vuoto di Point Blank e ti ricorderai di chi si è fottuto la vita dietro a scelte sbagliate e sogni infranti. Gente che un tempo conoscevi e che adesso non riconosci più. E rivedi te stesso in ogni frase, in ogni nota e lotti per non scomparire anche tu. Lotti per restare a galla mentre tutto viene sommerso. Lo fai perché sai che la terra promessa è a portata di mano. Basta seguire quel sax e quell’armonica.

E poi stringi la mano a chi da una vita condivide con te sogni e tormenti mentre Tougher Than The Rest sfuma suDrive All Night ed esplode in Because The Night. E allora capirai che l’amore ti salva la vita. E dopo non ti fermi più. Ti ritrovi a urlare al cielo la tua promessa che ti lega, anima e sangue, a chi se n’è andato ma è sempre accanto a te, anche lui a bordo di quel treno che va verso la terra di sogni e speranze. Dove l’aria sa di vita. Di una nuova vita. E sai che puoi risorgere anche tu. Qualunque peccato ti macchia le mani.

Capirai cosa vuol dire essere un poeta dei tuoi tempi nella giungla assassina che ti circonda.
Capirai come puoi sopravvivere lacerato, spezzato, illuso e tormentato.
Capirai quanto vale quel voto sacro che rinnovi ogni volta insieme a lui. Bruce.
Capirai come restare in piedi a difendere la tua posizione.
Un altro giorno ancora.

Dicono che se poggi l’orecchio sulla sabbia del Circo Massimo puoi ancora sentire l’eco degli zoccoli dei cavalli che, alla presenza di cesari e imperatori, fecero tremare la terra.

Dicono che se poggi l’orecchio sulla sabbia del Circo Massimo dopo quella notte di luglio potrai ancora sentire le voci di migliaia di anime che, per un istante, sfiorarono l’eternità. E dopo sentirai una vecchia armonica sfumare lentamente.

Grazie, Bruce.
Uno dei tanti poeti spezzati e lacerati ti ringrazia.
Ci vediamo al prossimo giro.

“We’ll be seein.”

The River Tour 2016

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