di Gianluca Brovelli
Sono un miscredente, lo ammetto. Mi pento, mi dolgo e non dubiterò mai più di quell’uomo.
Dopo settimane passate a lamentarmi per la mancanza di brani da The River ieri sono stato ripagato con la giusta moneta. Tre ore e quarantacinque minuti con quattordici brani dal suddetto album.
Se il pomeriggio si apre con un pre-show dove si presenta solo con la sua chitarra per eseguire Growin’ up per pochi intimi, capisci che forse qualcosa di interessante capiterà questa sera.
Sentire Jackson Cage, Independence Day e una commovente Drive All Night nella stessa sera è una di quelle cose per cui avrei firmato con il sangue. Se ci mettiamo anche l’assenza di Waiting on a Sunny Day con fastidioso bimbo cantante annesso, direi che si raggiunge la perfezione.
Ma forse non sono neanche i singoli momenti o brani ad avermi impressionato. E’ stato tutto l’insieme. Lo stadio strapieno, la coreografia, la band in tutti gli elementi finalmente partecipe, insomma uno show di una coerenza e intensità a cui raramente mi è capitato di assistere.
Insomma alla fine ha comunque sempre ragione lui. Lo critico, a volte non ne condivido o capisco le scelte, ma in ogni caso riesce sempre a farmi ricrede usando la sua arma di distruzione di massa: il concerto perfetto.
Grazie e scusa.